Thursday, November 14, 2002

Film
IL PIANISTA di Roman Ploanski, 2002
Palma d'Oro 2002 a Cannes

Recensione di Agnez: quanto adoro Roman Polanski. L'unico capace di fare un film di tre ore tenendo gli spettatori di un cinemino di provincia (Ivrea) inchiodati alle poltrone fino all'ultimo titolo di coda (i titoli di coda durano 5 minuti abbondanti, e sono dettagliatissimi, ti dicono anche il nome dell'insegnante di tedesco delle comparse).
La storia, commovente e lineare nel suo essere un deja-vu è questa: come un giovane ma affermato pianista ebreo a Varsavia riesce a sopravvivere alle umiliaziponi, al massacro, alla deportazione, all'ultimo inverno di guerra.

Il film ha molti effetti speciali, ma nessuno che va a calcare la mano sull'emotività di noi che guardiamo. Se vuoi capire capisci, se hai bisogno di un aiutino per commuoverti, allora fanculo, sembra dirci Polanski, che è sopravvissuto lui stesso all'orrore di Varsavia. La fotografia è quella solita di Polanski, semplice e bellissima, semplice e evocativa, semplice: niente kitch alla Spielberg, per capirci (anche se Spielberg a me mi piace, ed è pure il produttore, in questo caso).

Di tutti i film sull'olocausto, questo è il migliore. E l'immagine di Zpielman (il magrissimo Brody) che, convinto di morire, si stringe al suo prezioso barattolo di cetrioli sottaceto, è una delle immagini più grottesche e incisive del cinema di oggi.


Lup ha dormito per: non ha dormito

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