Thursday, December 23, 2004

Da Puerto Iguazu / Misiones, Argentina

Ci siamo alzati presto per prendere il primo autobus per le cascate, schivando le mille agenzie che ti propongono ogni tipo di attivita, dalla gita in gommone ai guarani che cantano jingle bells. VOLEVAMO LE CASCATE, SUBITO.

Sul trenino che ti porta alla Garganta del Diablo /VOLEVAMO LE CASCATE, SUBITO, E SUBITO QUELLA GROSSA!/ attacchiamo discorso con Andre, quarantenne di Tours, occhi blu e pelle spaccata dal sole e dalla polvere, ha venduto la macchina per farsi il giro del mondo in una quindicina di mesi. Ora e- al settimo, dopo l-africa.

Chiacchieriamo, camminando sulle passerelle che ci avvicinano a quella nuvola di vapore e rumore, la in fondo. C-e un tucano su un ramo. Ci diciamo che tutto questo bene di dio e- alla nostra portata, ma in fondo non poi cosi facile da raggiungere, e infatti ci sono molti viaggiatori solitari. Non e facile perche devi lasciare qualche certezza, rinunciare a qualcosa. Lui ha rinunciato alla macchina. Io ho rinunciato alla sicurezza. Lu ha rinunciato a niente perche e troppo grande.

Va bene. Arriviamo in fondo alle passerelle e Andre continua a parlare e noi siamo paralizzati da quello che abbiamo davanti, un catino di acqua che si rovescia nella giungla, acqua che ti spruzza, che odora di selvaggio e misterioso, uccelli neri che emergono dal fondo invisibile, la voglia pazzesca di urlare a squarciagola per competere con tutta questa potenza.

Amo le cascate da sempre.
La pisa dei dannati a Campello, una delle piu- belle del mondo nella foto che le ha scattato mio padre e che un giorno sara- in un libro mio.
La cascata del Toce, la mia prima grande cascata, con il giubbetto giallo una trentina di anni fa.

Adesso questa, meravigliosa.
Mi sento piccola e grande.
Ci siamo fatti scattare 2 foto da un fotografo, sembriamo i nonni in viaggio di nozze, siamo bellissimi, io ho i codini e questo sorriso allargato sul muso.

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